Il disturbo d’ansia sociale (fobia sociale) è un disturbo d’ansia caratterizzato da ansia significativa indotta dall’esposizione a determinate situazioni interpersonali o di prestazione in pubblico, spesso associata ad evitamenti sistematici e frequenti di tali contesti. Secondo il DSM 5 (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) la caratteristica essenziale del disturbo d’ansia sociale è una marcata, o intensa paura o ansia relative a situazioni sociali in cui l’individuo può essere esaminato dagli altri.
Nei bambini, la paura o l’ansia devono manifestarsi in contesti in cui vi sono coetanei e non solamente durante le interazioni con gli adulti. Quando esposto a tali situazioni sociali, l’individuo teme di essere valutato negativamente.
La persona è preoccupata di essere valutata come ansiosa, debole, pazza, stupida, noiosa, intimidatoria, sporca e sgradevole. Anche se una certa agitazione ed apprensione in situazioni sociali è del tutto comune, le persone con fobia sociale presentano così tanta ansia che evitano la maggior parte delle situazioni sociali o vi si espongono con grande sofferenza. Un individuo che diventa ansioso solo occasionalmente nelle situazioni sociali non riceverebbe la diagnosi di disturbo d’ansia sociale. Tuttavia il grado e il tipo di paura e ansia possono variare: può esserci ansia anticipatoria o attacco di panico a seconda delle differenti situazioni. L’ansia anticipatoria può verificarsi a volte molto in anticipo rispetto a situazioni future. Come conseguenza, la persona con fobia sociale eviterà le situazioni sociali temute o, in alternativa, è possibile che le situazioni sociali siano vissute con paura o ansia intense. L’evitamento può essere esteso ( ad es. non andare alle feste, rifiutare la scuola) oppure meno evidente ( ad es. preparare troppo il testo di un discorso, distogliere l’attenzione indirizzandola su altri, limitare il contatto visivo).
La durata del disturbo è tipicamente di almeno 6 mesi. Tale soglia di durata aiuta a distinguere il disturbo da paure sociali transitorie che sono comuni, soprattutto tra i bambini e nella popolazione generale.
Il disturbo d’ansia sociale pùò essere legato solo alla performance; le persone che soffrono questo tipo di disturbo hanno paure legate alla prestazione che sono tipicamente compromettenti soprattutto alla loro vita professionale (per esempio, atleti, musicisti, ballerini, intrattenitori), ovvero, ruoli che richiedono di parlare in pubblico regolarmente. Le persone con disturbo d’ansia sociale tipo legata solo alla performance non temono né evitano situazioni sociali in cui non devono esibirsi.
Modello cognitivo del disturbo d’ansia
Secondo il modello cognitivo, alla base dei disturbi d’ansia sociale vi sono due aspetti determinati: un forte e rigido interesse nel presentare agli altri un immagine positiva di sé e una forte insicurezza rispetto alla realizzazione di questo interesse.
Il disturbo d’ansia sociale è caratterizzato da una percezione distorta di sé stessi associata ad una percezione distorta degli altri. Su tali distorsioni cognitive incide la possibilità che le conseguenze temute si verifichino realmente ( a differenza degli attacchi di panico), ossia, gli altri possono realmente fissare, rifiutare, insultare, umiliare, deridere. La percezione di sé è influenzata e distorta dalla tendenza ad utilizzare informazioni interne (sensazioni fisiche, emozioni, osservazione della propria prestazione) per valutare come appare agli occhi degli altri e il loro giudizio.
Vale a dire, le persone con fobia sociale temono che le loro prestazioni o azioni appariranno agli occhi degli altri inadeguate e/o ridicole. Si preoccupano spesso che la loro ansia sarà evidente per il fatto che gli potrebbe capitare di sudare, arrossire, vomitare a causa della tensione, tremare o parlare con voce flebile e incerta e che tutti si accorgeranno di ciò e li osserveranno e giudicheranno. Temono di poter perdere il filo del discorso e non ricordare più nulla di ciò che avevano da dire o che non riusciranno a trovare le parole per esprimersi.
Nel tentativo di evitare o nascondere le conseguenze temute, il soggetto mette in atto comportamenti protettivi. L’esito di tali comportamenti è contribuire alla permanenza del problema attraverso: la focalizzazione dell’attenzione su di sé; l’impedimento alla verifica delle proprie credenze e giudizi negativi; l’aumento dei sintomi temuti (ad es. sudare, avere vuoti di mente, tremare, esitare); influenza sull’interpretazione dell’ambiente sociale (ad es. facendo apparire l’individuo freddo e ostile).