Il benessere organizzativo è uno stato d’essere conseguente all’appagamento dei bisogni e dei desideri della persona e dalla realizzazione dei suoi progetti. È un risultato complesso, condizionato da diversi elementi: individuali (personalità, educazione, intelligenza e capacità, variabili socio anagrafiche), sociali (le relazioni con i colleghi, con il proprio gruppo di lavoro, le opportunità di interazione e comunicazione, l’organizzazione informale), culturali (gli atteggiamenti, gli interessi, le credenze, i valori personali) e di contesto (i codici del lavoro, le dinamiche di produzione, il rapporto tra domanda e offerta del mercato, i cambiamenti tecnologici).
L’assenza di benessere organizzativo può condurre a diverse forme di disagio. L’approccio è olistico poiché considera il benessere nell’ambiente di lavoro come risultato dell’integrazione e della conciliazione di diversi scenari di vita che vedono protagonista l’individuo. La dimensione dell’ascolto, della comprensione, del potenziamento delle risorse personali è un importante strumento per il miglioramento delle condizioni di vita.
In generale i rischi lavorativi sono suddivisi in tre categorie:
Rischi per la sicurezza; (infortuni o incidenti)
Rischi per la salute; (compromissione dell’equilibrio biologico dei lavoratori dovuta a emissione nell’ambiente di lavoro di fattori nocivi di natura chimica, biologica e fisica con conseguente esposizione dei lavoratori stessi)
Rischi “trasversali”, o psicosociali; sono quegli aspetti di progettazione, di organizzazione e gestione del lavoro, e anche i rispettivi contesti ambientali e sociali che potenzialmente possono arrecare danni fisici e/o psicologici (stress lavoro-correlato, burnout, manifestazioni violente sul lavoro e le vessazioni (mobbing e molestie).
Gli ambienti di lavoro sani sono caratterizzati da alta produttività, alta prestazione, alta soddisfazione lavorativa e costi ridotti in termini di perdite di ore lavorative dovute ad assenteismo, turnover e infortuni
Già dal 2011 le aziende hanno dovuto dare avvio al processo di valutazione del rischio stress lavoro-correlato, obbligo richiesto dall’art. 28 del D. Lgs.81/08 e ribadito dalla lettera Circolare 23692 del 18.11.2010 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; tale valutazione si concentra su aspetti dell’organizzazione che possono rappresentare pericoli per la salute dei lavoratori.
La natura del rischio stress lavoro-correlato, diverso da altri rischi occupazionali affrontabili con metodi e strumenti di misura standardizzati, richiede l’utilizzo di strumenti integrati, la competenza di uno psicologo del lavoro (per ciò che concerne l’approfondimento della valutazione) e il coinvolgimento dei diversi attori del sistema di prevenzione e protezione interno (Datore di lavoro, Dirigenti, Preposti, RSPP, Medico Competente e RLS).
Per rispondere a questo specifico bisogno, si propone un servizio di valutazione del rischio stress lavoro-correlato che soddisfa i requisiti del Decreto Legislativo 81/2008, e dell’Accordo Europeo sullo stress lavoro-correlato dell’ottobre 2004, offrendo al contempo una preziosa opportunità di miglioramento e sviluppo.
IL BENESSERE ORGANIZZATIVO NON RIGUARDA SOLO LA PERSONA, MA ANCHE L’AZIENDA
A livello organizzativo tra i fattori che sono maggiormente determinanti per le prestazioni aziendali si collocano in primo piano: la condivisione degli obiettivi, l’efficienza delle procedure, l’assunzione di responsabilità di ciascuno, il realizzarsi di un processo di identificazione con l’organizzazione, la motivazione continua verso i risultati attesi e il loro raggiungimento, infine, la soddisfazione al lavoro.
La soddisfazione lavorativa è l’aspetto essenziale per il benessere organizzativo. Gli effetti dovuti ad una sufficiente soddisfazione lavorativa sono la riduzione del turnover (dimissioni), delle assenze e lo sviluppo e la maggior qualità dei servizi e dei prodotti realizzati.
L’essere umano ricerca lo stress, ha bisogno di sentirsi impegnato, di allenarsi fisicamente e mentalmente per potenziare sé stesso, di costruire con il suo lavoro insieme alle altre persone che vivono l’ambiente lavorativo la propria identità professionale e il senso e il significato del proprio lavoro; in questa modalità lo stress viene definito eu-stress.
Ma di stress ci si può ammalare anche gravemente ed è opportuno monitorarne il livello e la qualità.
Una persona insoddisfatta, che non sta bene all’interno dell’organizzazione, ovvero, che sperimenta una tra un’ampia gamma di forme di disagio che si possono sperimentare nel contesto lavorativo, risponde nella maggior parte dei casi in ciò che si definisce di-stress.
I principali sintomi riconducibili alla dinamica dello stress vengono distinti in tre categorie:
Sintomi cognitivi: difficoltà di concentrazione, smemoratezza, incapacità di ricordare eventi recenti, incapacità di ritenere nuove informazioni, mancanza di coordinazione, errata valutazione di persone e situazioni, mente che vaga senza senso, titubanza, decisionalità affrettata e irrazionale, disorganizzazione, maggior frequenza nel commettere errori, difficoltà nello svolgere compiti semplici, eccessiva attenzione ai dettagli.
Sintomi emozionali: ansie nelle varie forme, angosce, attacchi di panico, depressione, chiusura in se stessi, pensieri paranoidei, aggressività, rabbia, cambiamenti repentini d’umore, fragilità emotiva, sensi di colpa, senso di abbandono, eccessive preoccupazioni, perdita del senso di umorismo.
Sintomi comportamentali: aumento del consumo di tabacco, alcool e disregolazione dell’alimentazione, trascurare il proprio aspetto, isolarsi, mangiarsi le unghie, azioni compulsive, produzioni verbali dai contenuti ossessivi.